ISSN 1973-9702

U3 iQuaderni #02

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maggio-agosto 2013

a cura di
Carlo Cellamare

Il presente Quaderno intende illustrare e discutere criticamente i processi, le forme e le dimensioni dell’abusivismo romano, all’interno del più ampio quadro dei processi di auto-costruzione e di autogestione che caratterizzano fortemente la città di Roma. Il fenomeno assume ancor più rilevanza non solo per la sua enorme portata (spesso sottovalutata nel governo della città) ma anche per il fatto che è caratterizzante una delle più importanti capitali di un paese occidentale, dall’economia capitalista avanzata. Roma è l’incrocio di culture e di modelli di governo urbano: tra l’Occidente avanzato ed il Sud globale, tra il Mediterraneo e l’Unione Europea, ecc.

L’abusivismo non è più, infatti, semplicemente la modalità di risposta al problema della casa, e al problema abitativo in generale, a fronte dell’incapacità dell’amministrazione pubblica e del sistema nel suo complesso di fornire una soluzione adeguata. Né riguarda soltanto le classi più povere della città.

L’abusivismo è un vero e proprio sistema di costruzione della città. Esso si è articolato e stratificato nel tempo, andando a definire storicamente una serie di punti di equilibrio con le politiche urbane pubbliche, che non solo lo hanno tollerato ma lo hanno accettato come uno dei processi di sviluppo insediativo (e non solo tramite la successione dei condoni edilizi). Peraltro si tratta di uno dei più rilevanti di tali processi insediativi, se si pensa (come verrà illustrato successivamente) che più di un terzo dell’edilizia residenziale ha quella origine e ben più di un terzo della popolazione romana vive in “aree di origine abusiva”.

D’altra parte, è un processo di costruzione della città fortemente improntato al protagonismo degli abitanti-costruttori (e ora gestori), con tutta l’ambiguità che questa affermazione può contenere e che verrà dipanata successivamente, nei differenti articoli.

E’ interessante quindi rileggere questo fenomeno, al di là dei giudizi di valore e di merito, sullo sfondo di una modalità complessiva di governo della città, dove l’arretratezza del modello di sviluppo e dell’imprenditoria romana (che trova nella valorizzazione della rendita e nel ciclo edilizio una delle sue principali attività) si intreccia con un neoliberismo che potrebbe essere definito incontrollato, dentro il processo di finanziarizzazione della città, dove i processi di autocostruzione degli abitanti (che aprono a forme partecipative) si intrecciano con una sorta

di laissez faire diffuso, dove il pubblico (in una confusione ormai consolidata su quello che è il confine tra interesse pubblico e interesse privato) è essenzialmente concentrato sulla gestione dell’intermediazione tra soggetti (intermediazione che è politica, ma anche e soprattutto economico-finanziaria) al di fuori di qualsiasi disegno politico o di un progetto per la città.

Ancor più, si può affermare, ed è chiaro il peso di tale considerazione, che l’abusivismo è un sistema socio-economico estremamente rilevante dentro l’economia della città e la sua strutturazione sociale. Il coinvolgimento di tanti soggetti diversi, il ruolo dei proprietari dei terreni e lottizzatori abusivi ed ora il sistema di gestione tramite i consorzi e le loro associazioni rappresentano un sistema socio-economico strutturante la città.

Il Quaderno intende ricostruire soprattutto i caratteri più recenti di questo fenomeno, pur contestualizzandoli nella sua evoluzione storica, dandone anche una quantificazione, aspetto mai trattato e mai pubblicizzato, esito di una recente ricerca. I contributi non si fermeranno a valutarne gli aspetti quantitativi, ma anche i problemi di pianificazione e recupero (con il fenomeno recente dei “toponimi”, così come dei PRINT, acronimo di programma integrato, che interessano queste aree), di definizione dei soggetti e di gestione (l’esperienza dei Consorzi di Autorecupero, ecc.), di assetto urbano.

Il contributo iniziale di Carlo Cellamare permetterà di leggere il complessivo processo di auto-costruzione della città, con una particolare attenzione alla questione dei consorzi di auto-recupero. Il contributo di Dario Colozza focalizzerà l’attenzione sulle metodologie e sulle analisi quantitative del fenomeno. I successivi contributi “scenderanno” sui territori, ma per evidenziare alcuni caratteri generalizzabili dei processi. In particolare, Alessandro Coppola svilupperà una lettura critica dell’esperienza dell’abusivismo e dei consorzi di auto-recupero, in rapporto ai modelli neoliberisti e alle culture politiche e di governo della città, con particolare riferimento al recente passato. Infine, Antonella Perin e Alessandro Lanzetta, forti anche di una lunga esperienza sul campo e con particolare riferimento alla vicenda dei “toponimi”, ricostruiranno la storia di Valle Borghesiana, i processi di pianificazione e riqualificazione, le spazialità che si producono in questi territori.

Carlo Cellamare


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