ISSN 1973-9702

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Burocrati e marinai al tempo del coronavirus

di Anna Laura Palazzo

Professore ordinario di urbanistica, Dipartimento di Architettura, Roma Tre

 

In questi tempi grami, la riflessione suscitata dal bel libretto di Carlo Maria Cipolla “Il burocrate e il marinaio” può essere un viatico suggestivo.

Il libro oppone la figura mobile del marinaio, che sfida le avversità ed espone a rischio il proprio e l’altrui capitale, a quella statica e opaca incarnata da una burocrazia pungolata dalla volontà di negare o giocare al rinvio, colta spesso in situazioni di abuso di potere.

La scena fissa inquadra in un breve arco temporale, nella seconda metà del Seicento, la rada di Livorno, teatro di tensioni tra capitani di vascelli battenti bandiera inglese e burocrati granducali, impersonati da un Magistrato di Sanità da cui dipendono le disposizioni relative allo sbarco di merci e persone. Lo sfondo fosco e lontano è rappresentato dalla peste, che si abbatte a più riprese e con particolare virulenza nelle Province Unite e in Inghilterra tra 1665 e 1667.

E la materia del contendere sono proprio le misure di isolamento (la quarantena nel Lazzaretto di San Jacopo, preceduta da un periodo di antipurga a bordo di durata variabile a discrezione del Magistrato) per gli equipaggi dei vascelli inglesi piccoli deboli e disarmati, costretti in rada ed esposti a possibili attacchi di navi nemiche. Gli obbligatori preliminari allo sbarco comportano lo sciorinio al sole e al vento di merci anche deperibili e puntigliose perquisizioni a bordo da parte delle guardie granducali di stanza nei vascelli per l’intero periodo dell’antipurga: le spese delle guardie sono sempre state le consuete, cioè devono havere dagli inglesi un piastrino il giorno et il vitto quando sono in nave et un testone il giorno quando sono in lazzaretto a finire la quarantena.

Né bastano le patenti rilasciate ai capitani di nave nei porti intermedi di Cadice, Tangeri, Algeri e delle città provenzali, ad esito di controlli più o meno coscienziosi sulla salute degli equipaggi, a garantire l’ingresso nella Bocca di Porto e l’attracco a Livorno, terminale di un cabotaggio su lunga distanza e tradizionale luogo di rifornimento di vettovaglie. Si pretende infatti che con la nazione inglese è bene andare circospetti, massime che in quelli paesi non sogliono essere mai del tutto netti. Dal canto suo, il console inglese a Livorno e i suoi corrispondenti lamentano sopraffazioni e inasprimenti dei controlli durante il lungo triennio in cui il Regno d’Inghilterra resta sotto il bando non si tenendo fin qui avvisi che la peste vi sia cessata: situazione questa che, mettendo a repentaglio lo scambio di utilità tra la piccola Toscana e la grande Inghilterra, finirà con il sollecitare al Granduca la raccomandazione di non inasprir le piaghe degli inglesi che purtroppo sono sensibili (1667).

Le rimostranze da un lato, le cautele dall’altro, rivelano consuetudini radicate che rimarcano una linea di separazione tra l’Italia e il resto d’Europa. Negli stati della penisola, la costituzione di magistrature incaricate di elaborare e varare una legislazione in materia sanitaria risale generalmente al XV secolo. Questi uffici, che dispongono di un corpo di guardie e di proprie strutture di detenzione per gli imputati ritenuti colpevoli di violazione dei regolamenti, vigilano sulla buona conduzione dei lazzaretti diffusi precocemente nelle città di mare come cordone sanitario per i viaggiatori in ingresso. Ai magistrati spetta inoltre il compito di registrare e controllare i casi di morte, sorvegliare l’attività di medici e chirurghi, ispezionare le farmacie e verificare la produzione di medicinali. La loro sfera di influenza si estende progressivamente al controllo delle condizioni igieniche dei mercati alimentari, dell’affollamento delle abitazioni, dei movimenti di uomini e merci in ingresso nei centri urbani. Successivi accordi tra magistrature operanti in questi stati aumenteranno l’efficacia delle misure di contrasto alla diffusione delle pestilenze. Le regioni dell’Europa centro-settentrionale, dalla Svizzera alla Germania, dalla Francia alle Fiandre e alla perfida Albione, oppongono invece una robusta resistenza a misure che intralciano le attività commerciali, in ossequio al principio che la peste può anche distruggere un centinaio di migliaia di persone, ma la perdita del traffico può affamare la gente e distruggere dieci volte centomila persone. Ancora nel 1823, il medico inglese C. Maclean sostiene senza imbarazzo che [..] quarantine was the most gigantic, extraordinary and mischievous superstructure that has ever been raised by man upon a purely imaginary foundation.

Questa vicenda consegna due buone ragioni di riflessione ai tempi del coronavirus.

La prima: la diffidenza tra nord e sud è un tratto perdurante, e le rispettive posture ne riflettono le propensioni esistenziali contrastanti.

La seconda: il marinaio tende a risparmiare tempo mentre il burocrate non teme di disperderlo. La ripresa richiede cautela nell’immediato, ma sarà efficace solo se la burocrazia saprà adottare comportamenti adeguati ai tempi che ci attendono.

 

Immagini

Copertina: Carta portolanica di Dogo Homem, XVI secolo, Europa e Africa settentrionale 1563. Firenze, Biblioteca Nazionale

Fig. 1: Pianta di Livorno nel 1776. https://tuttatoscana.net/gallery/antiche-mappe-di-livorno-e-dintorni/

Fig.2: Archivio di Stato di Livorno, Sanità. Pianta dimostrante una porzione del Lazzaretto di San Jacopo, sorgenti ed acquedotti, e le tre fonti in esso esistenti [a Livorno], 1780-1799