Com’eravamo
(In margine al Quaderno #14)
di Giorgio Piccinato
Direttore di UrbanisticaTre
A volte, riguardando vecchie carte, avverto un po’ di nostalgia: convinzioni solide, argomentazioni pacate. La sensazione è che un “progetto” per la Capitale esistesse e che non fosse separabile da quello per il Paese. Non si tratta solo del piano regolatore e di singoli interventi (il Tevere, la rete fognaria) quanto del modo di intendere la modernità. L’attenzione alle esperienze di altri Paesi, la presenza forte della Storia, di là da una forma che appare talvolta retorica, ci restituiscono il senso di una operosità intelligente. Dell’italietta corrotta e trasformista, raccontata fra gli altri da Gabriele d’Annunzio e da Federico De Roberto e poi, naturalmente, dalla pubblicistica fascista, ci è rimasta un’immagine negativa. Un ripensamento, anche fra chi si occupa di città, mi sembra doveroso.
Come in tutte le città più civili, in stato di trasformazione e di palingenesi, le maggiori forze della speculazione e quelle dell’emancipazione economica si combattono, e non è dato ancora il decidere quali avranno il trionfo.
Le usure sulle vettovaglie, le usure sulle pigioni, il caro prezzo e la insufficienza dei pubblici servigi hanno creduto sinora, profittando di quelle rendite che non rappresentano né il capitale né il lavoro, ma le contingenze favorevoli al loro incremento, hanno creduto di avere incontrastato dominio. La legge del 1904, segnatamente la legge odierna, mirano a dare all’attività dei cittadini un indirizzo sano, a svolgere in loro la persuasione che possono vincere le battaglie del bene contro l’avidità della speculazione. Questo duello è avvenuto in tutte le grandi città.
Ho qui una delle inchieste fatte in Germania sulle condizioni delle maggiori città prima che i provvedimenti sociali, economici e finanziari divisati dal Governo imperiale e dai singoli Stati tedeschi, iniziassero e vincessero la memoranda pugna contro i malsani affari. Questa inchiesta rivela nel modo più evidente speculazioni vergognose e illecite acuite nel periodo intermedio, nel quale il monopolio delle forze capitalistiche era ancora incontrastato di fronte a quelle del bene pubblico.
Sarebbe argomento di alta importanza il percorrere alcuni atti di questa inchiesta. Si riferisce, a mo’ d’esempio, il processo famoso contro un usuraio delle aree, il quale si era arricchito favolosamente, e richiesto dal presidente del tribunale in qual modo avesse fatto il suo denaro rispose: ho in esso il bastone fondamentale del mio patrimonio comperando a Berlino alcuni fondi e istituendo una banca di ipoteche.
E un altro, amico di principi e grandi banchieri, innanzi al magistrato che gli chiedeva come, essendo stato più volte in prigione, avesse trovato il tempo di accumulare una sì grande fortuna rispose: io posso provare che annualmente ho una entrata di parecchie decine di migliaia di marchi, poiché nei tempi che passano fra le mie condanne e le mie uscite dal carcere, mi sono occupato specialmente in Berlino delle speculazioni sui terreni.
(Deputato Luzzatti Luigi, Legislatura XXII, 1°Sessione, Discussioni, Tornata del 16 giugno 1907)
Nondimeno, per desiderio di alcuni commissari, ho segnato sul piano il perimetro di un quartiere industriale, che potrà significare l’aspirazione del Municipio che in quella zona s’intensifichi la costruzione di opifici. E questo desiderio dovrà essere confortato da speciali facilitazioni che siano in facoltà del Municipio, senza di che quel perimetro non costituirà che un pio desiderio, che dovrà restare inesaudito.
Che siano più adatte allo scopo la zona segnata e quelle contigue, ed in generale che debbansi preferire le altre zone che potranno formarsi lungo le future strade e ferrovie da Roma al mare, è dimostrato dalla certezza che le officine qui costrutte si troveranno in migliori condizioni delle altre, sia per l’approvvigionamento della materia prima come per l’esportazione del prodotto.
E siccome è compresa nel programma municipale la costruzione della già accennata ferrovia da Roma al mare, ferrovia che avrebbe origine dalla Porta San Paolo e che al suo estremo al mare sarebbe rilegata con un porto al quale si potrebbe accedere tanto dal mare quanto dal Tevere, così è evidente che fra le zone prossime alla città quella che più si avvicina all’origine della ferrovia anzidetta si troverà nelle migliori condizioni di traffico.
(Edmondo Sanjust di Teulada, Piano regolatore della città di Roma, 1908)
Edifici universitari
Se le arti belle adornano le industrie, i commerci, l’agricoltura arricchiscono, le armi difendono, le scienze influiscono prodigiosamente su tutte, ed esse sole nobilitano una nazione. Chi più sa, più può.
Quanto alle scienze, noi abbiamo sopra ogni altra gente due tradizioni gloriose: la Universitas studiorum ed il Metodo sperimentale. …
Noi non possiamo abbandonare, egregi colleghi, queste due tradizioni…
Il concetto antico della Universitas studiorum era quello di tenere riunito e concorde il culto di tutte le scienze facendone impartire l’insegnamento per mezzo dei lectores…
L’Università politecnica sorgerebbe ad immagine di quella scientifica sul gruppo armonizzato delle discipline che servono alla vita vissuta.
E come abbiamo sull’altipiano del Macao quale primo nucleo della Università scientifica il grandioso Policlinico, così possediamo nelle scuole degli Ingegneri in San Pietro in Vincoli il primo nucleo della Università politecnica.
Zona monumentale
La parte del disegno di legge che riguarda la zona monumentale risponde ad un elevato concetto di utilità pubblica e di nazionale decoro, come quello che intende provvedere, non solo alla conservazione ed alla tutela dei monumenti, dei quali è ricca la vasta zona meridionale di Roma, ma pure alla salubrità del luogo ed all’educazione civile del popolo. …
(Relazione dell’On. Baccelli Guido sulla parte artistica, didattica e scientifica. Legislatura XII, Sess. 1904-907. Documenti-disegni di legge e relazioni.)