ISSN 1973-9702

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Questioni, posture e riflessioni sulle poliritmie urbane a seguito della prima tappa del Workshop (Venezia, Settembre 2021)

di Eleonora Ambrosio

Dottore di Ricerca in Architettura del Paesaggio, Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Roma Tre

 

Si intitola “Temporalities of Urban Natures: imaginaries, narratives, and practices[1]” la serie di workshop curate da Lucilla Barchetta (IUAV) e Mathilda Rosengren (Malmö Universitet), risultata vincitrice del Seminar Series Award promossa da Urban Studies Foundation[2]. Finalità dell’evento è l’indagine di posture per futuri habitat transpecifici nella città dell’Antropocene, presa coscienza degli attuali fenomeni di ibridazione negli spazi dell’abitare, ben oltre la sola dimensione umana. Le molteplici manifestazioni delle nature urbane sembrano suggerire, nello stesso momento, le criticità così come le potenziali soluzioni, verso coesistenze virtuose e sostenibili.

Molteplici le nature, molteplici le temporalità e tre gli approcci tematici attraverso cui esplorare come il loro intrecciarsi produca, strutturi e influenzi i paesaggi urbani in cui viviamo: le narrazioni delle nature urbane – tra passato, presente e futuro –, interrogando i concetti di agency e di linearità legate al tempo; gli immaginari legati alle crisi nei contesti e metabolismi urbani, alla ricerca di una mediazione nei confronti del cambiamento, tra il contrastarlo e l’accoglierlo; le pratiche che sondano il potenziale strategico e configurativo delle temporalità nel progetto delle città, cercando di riabilitare elementi, processi e abitanti non umani, spesso visti come degradanti o problematici.

La serie, pertanto, riunisce studiosi provenienti da diverse discipline – nell’ambito delle scienze sociali, umanistiche, naturali, delle arti e dell’architettura – che rintracciano nelle nature urbane il proprio campo privilegiato di studio e osservazione per sondarne le potenzialità e tracciare traiettorie per i prossimi paesaggi urbani, tra compromessi e interferenze. In particolare, le curatrici chiedono riferimenti a casi studio presenti nelle aree del Nord Italia, della regione dell’Öresund e della Germania orientale, riprendendo così le sedi che ospiteranno i tre workshop, che sono Venezia (Humanities and Social Change Center, Università Ca’ Foscari di Venezia), Malmö (Institute for Urban Research, Malmö Universitet) e Berlino (Georg-Simmel-Center for Metropolitan Studies, Humboldt-Universität zu Berlin).

Il 23 e 24 Settembre 2021 si è svolta la prima tappa del workshop, in un formato ibrido tra presentazioni in presenza di una parte dei contributi selezionati e su piattaforma digitale per coinvolgere i partecipanti delle prossime serie. La prima giornata, il cui programma si suddivide in tre sessioni corrispondenti ai sopracitati approcci tematici, è dedicata alle presentazioni dei paper seguite da un dibattito conclusivo, il tutto moderato da Giorgia Aquilar (IUAV). Le curatrici la introducono con una presentazione sulle temporalità della laguna di Venezia e sulle implicazioni socio-ambientali a seguito dell’attuale cambiamento climatico, sollevando interrogativi sulle sorti di un territorio alterato dalle narrazioni della crisi che sta attraversando e che chiede, pertanto, di essere nuovamente pensato,  rappresentato e, soprattutto, progettato.

La prima sessione – dedicata proprio alle narrazioni – accoglie i contributi di Valentina Savo (Roma Tre) e Manuela Ronci (PoliTo). Il primo intervento, dal titolo “Ecosystem services and urban street trees”,  riflette sul ruolo ecologico, sociale ed economico delle alberature in città e sul potenziale che rivestono negli ecosistemi urbani, tenendo presente anche i rischi derivanti dalla mancanza di un’appropriata manutenzione e i potenziali disturbi che essi manifestano nelle loro variazioni temporali. A seguire, “Cultivating wilderness: a design approach to biodiversity conservation in archaeological areas” che, attraverso tre casi studio nel territorio romano, mostra come la selvaticità possa essere accolta e divenire occasione di progetto per conciliare la promozione della biodiversità con le pratiche del vivere urbano.

Ad aprire la seconda sessione (immaginari), l’intervento “Urban socio-natures and socio-environmental conflicts: Prati di Caprara and Piazza D’Armi in Northern Italy” di Andrea Zanzani (Università di Bologna) apre delle riflessioni sulla dimensione politica e sociale degli spazi ibridi ri-naturalizzati delle aree dismesse coinvolte in controversi processi di rigenerazione urbana – tra capitalizzazione del valore ecologico e la rivendicazione sociale – , alla ricerca di innovative giustizie ambientali e immaginari socio-ecologici. Segue l’intervento che ho presentato insieme ad Annalisa Metta (Roma Tre) dal titolo “Performative Natures: matching pluralities in Milan’s post Expo” che si interroga sul significato contemporaneo di ‘natura’ e ‘paesaggio’ attraverso un progetto – il caso studio del post evento – che opera sulle combinazioni di nature e tempi plurali coesistenti, innescando processualità che accolgono l’incerto e l’autodeterminato, gioco combinatorio di performatività e delle diverse strategie legate al tempo, tra ciclico, evolutivo, eventuale e persino a scadenza.

L’ultima sessione accoglie un solo contributo, “From Madaripur to Marghera: The new generations of  neophytes in the Venice Lagoon” di Elisa Bertuzzo (Weißensee Kunsthochschule Berlin) che studia le nature urbano rurali nate a seguito di crisi e migrazioni, entro nuove realtà agricole costruite da neofiti, nella doppia accezione di piante e di braccianti provenienti dal Bangladesh, interrogando i concetti di Capitalocene e translocalizzazione[3], ma soprattutto di ‘normalità’ vs ‘eccezione’.

La seconda giornata inizia con una visita al Museo di Storia Naturale seguita da un’escursione in città alla ricerca delle ‘Alghe di Venezia’ sotto la guida esperta di Bruno La Rocca, tra alterazioni, migrazioni, adattamenti e temporalità a seguito dell’impatto del cambiamento climatico sull’ecosistema lagunare.

La sessione pomeridiana accoglie invece la presentazione della Keynote Speaker, Bianca Maria Rinaldi (PoliTo), “Landscape architecture, temporalities and the experience of urban natures” che illustra il rapporto complesso e contraddittorio nei confronti delle nature urbane – tra apprezzamenti e repulsioni – interrogandoci sull’idea contemporanea di bellezza che esse producono. Attraverso tre casi studio del Nord Italia[4] l’intervento ribadisce l’importanza del progetto per orientare le percezioni e le consapevolezze di questo abitare urbano delle coesistenze.

Il dibattito finale ha fatto emergere alcune delle questioni nodali legate al rapporto tra la tutela/promozione della biodiversità in contesti urbani e le pratiche – sociali, politiche, economiche – dell’abitare. Il valore delle nature urbane è riconosciuto in maniera trasversale da ogni disciplina, eppure le traiettorie di azione per le città di domani non sono univoche né pacificate. Questo sottolinea la necessità e l’importanza di occasioni come questa che offrono un confronto multidisciplinare per affrontarne le questioni con una postura lucida e genuinamente dubitativa, consapevoli dei variegati interessi implicativi. Ciò che si evince con chiarezza è una definizione condivisa della natura in termini di agency. Più spinoso è il rapporto tra il suo agire ‘senza di noi’ e l’umano agire. Molti progetti di paesaggio contemporanei mostrano la possibilità di cooperare con le nature urbane posizionandosi in una condizione intermedia, tra addomesticazione e auto-determinazione, innescando progettualità successive. Cercano di mediare dal punto di vista percettivo, edulcorando lo sguardo di chi osserva e incoraggiandone l’interazione, mettendo in valore ed esplicitando ciò che esse continuamente e tenacemente producono. Lo scetticismo e la sfiducia, prodotte dagli aspetti contaminanti delle antropizzazioni, che spesso si percepisce nei confronti del progetto ridotto ad azione di controllo, dovrebbero portare non alla sua sparizione ma a una necessaria riformulazione, nell’assoluta consapevolezza del valore etico e politico che esso rappresenta nel mettersi al servizio delle comunità – umane e non – e per la sua capacità di conciliare le coesistenze e combinare le pluralità[5].

 

Note

[1] https://urban-nature-temporalities.com.

[2] https://urbanstudiesfoundation.org/funding/seminar-series/.

[3] Bertuzzo, 2019.

[4] MADE associati, Piazza Roma, Quinto di Treviso; CZ studio associati, Parco Catene, Marghera; Petra Blaisse, Piet Oudolf, Inside & Outside, Biblioteca degli alberi, Milano.

[5] Metta, 2019.

 

 

Bibliografia

Bastian, M. (2014). ‘Time and Community: A Scoping Study.’ Time and Society 23 (2) 137–66. 

Bertuzzo, E. T. (2019). Archipelagos: From Urbanisation to Translocalisation. Berlino: Kadmos.

Kowarik, I., Körne, S. (eds) (2005). Wild urban woodlands: new perspectives for urban forestry. Berlino: Springer.

Metta, A., Olivetti, M. L. (eds)(2019). La città selvatica. Paesaggi urbani contemporanei, Melfi: Libria.

Ossola, A., Cadenasso, M. L., Meineke, E. K. (2021). Valuing the Role of Time in Urban Ecology. Frontiers in Ecology and Evolution, 9: 620620.

Zinzani,  A., Curzi,  E. (2020). Urban Regeneration, Forests and Socio-Environmental Conflicts: The
case of Prati di Caprara in Bologna, Italy.
ACME, 19, 1, pp. 163-186.

 

Didascalie

Copertina: Temporalities of Urban Natures, dal sito web dell’evento, 2021.

Fig.01: Foto dell’autrice, Tracce di sale sui muri di Venezia, innalzamento del livello dell’acqua, 2021.

Fig.02: Foto dell’autrice, Alghe Veneziane, 2021.

Fig. 03: Foto dell’autrice, How will we live together?, 2021.