ISSN 1973-9702

SanPaolo_TizianaFicacci

Alcune considerazioni sugli effetti delle piogge intense sui trasporti pubblici romani

di Lorenzo Barbieri

Urbanista e Dottore di ricerca

 

La mattina di domenica 10 settembre 2017 si è scatenato su Roma un intenso nubifragio: mediamente sono caduti sulla capitale 97 mm di pioggia[1]. Ne è risultato un grande disagio per la città e per gli spostamenti al suo interno, fortunatamente attenuato dal fatto che si trattava di un giorno festivo.

Nell’arco della giornata sono state chiuse sette fermate della linea A ed è stato temporaneamente sospeso il servizio tra le stazioni Battistini e Flaminio. Sulla linea B i treni non hanno transitato tra le stazioni Eur Magliana e Laurentina. La linea C era chiusa per rendere possibile il collaudo del tratto di prossima apertura Lodi-San Giovanni, quindi l’utenza non ha subito danni da maltempo. Diverse linee di superficie hanno subito ritardi, deviazioni e limitazioni. Come sempre il servizio di infomobilità dell’Atac, l’azienda di trasporto pubblico capitolina (https://twitter.com/InfoAtac) si è distinto per la tempestività delle informazioni e la costante interazione con gli utenti.

Non è una novità che la pioggia intensa a Roma mandi in tilt il traffico pubblico e privato: lo confermano gli eventi del 6 novembre 2016, del 31 gennaio 2014 e del 20 ottobre 2011 per citarne alcuni. Proprio perché non è una novità, stupisce che non sia stato approntato un piano, se non per l’adattamento del sistema ai cambiamenti climatici, almeno per la gestione degli eventi estremi. Eppure gli strumenti non mancano: una lettura delle notizie sui giornali e sui siti internet o dei tweet pubblicati durante le piogge intense fa capire che le aree allagate sono spesso le stesse.

Non è un mistero il fatto che le aziende di trasporto pubblico, Atac in primis, raccolgono informazioni sul malfunzionamento della rete: a Roma per esempio è in uso il fonogramma, un documento di testo che segnala un evento di varia natura (istituzioni di nuove linee, deviazioni, limitazioni, incidenti, malori, etc.) riferito a una vettura e di conseguenza a una linea del trasporto pubblico di superficie, che in certi casi genera un disservizio. Queste informazioni, però, rimangono nei server o più poeticamente nei cassetti a prendere polvere.

Conoscendo questi dati è possibile mappare gli allagamenti e gli altri effetti degli eventi meteorologici estremi sul trasporto pubblico e le conseguenze sulle linee colpite[2]. Sapendo quali aree sono interessate in modo più ricorrente è possibile da una parte agire sulla manutenzione ordinaria e straordinaria dell’infrastruttura, dall’altra definire un piano per gestire nell’immediato gli spostamenti durante l’evento estremo.

In quest’ultimo caso, per le linee di superficie si può immaginare quali strade chiudere, quali linee deviare e su quali percorsi non allagati. Per le metropolitane sarà invece necessario immaginare quante vetture distogliere dal servizio ordinario per attivare un servizio sostitutivo e quali fermate effettuare.

In un’ottica di prevenzione, invece, per le metropolitane sono da immaginare ingressi rialzati, come fatto alla stazione Anagnina (fig. 1) e nuovi spazi verdi nei pressi delle stazioni. La manutenzione delle strade è invece fondamentale per le linee di superficie: più spazi permeabili, binari tranviari inerbiti, migliore drenaggio dell’acqua piovana. In ogni caso è necessaria una migliore comunicazione al viaggiatore: indicare come comportarsi durante gli eventi estremi, dove si trovano le linee sostitutive, quali percorsi alternativi ordinari esistono oltre alle navette sostitutive.

anagnina

È chiaro che c’è molto da fare e che la situazione dell’Atac in questo momento non è semplice, ma sarebbe veramente il caso di lavorare per una migliore gestione degli eventi estremi, prima, durante e dopo. Prima, attraverso la pulizia delle strade e delle caditoie e mediante interventi a protezione delle infrastrutture come la protezione degli ingressi e delle gallerie delle metropolitane. Durante, attraverso una migliore gestione delle deviazioni e dei servizi sostitutivi e con un tempestivo programma di comunicazione all’utenza. Dopo, rimettendo in funzione le infrastrutture danneggiate il prima possibile e tornando a intervenire sulle azioni di manutenzione indicate sopra. Si tratta di interventi graduali che possono rendere più vivibile la città nel suo complesso.

 

Bibliografia

Arsial (2017), Ultima Misura Rilevata, 10.09.2017. Consultato su: http://www.arsial.it/portalearsial/agrometeo/D1.asp [ultimo accesso 12.09.2017]

Barbieri, L. (2016), “Prossima fermata: adattamento”, in Talia, M. (a cura di), Un nuovo ciclo della pianificazione urbanistica tra tattica e strategia / A new cycle of Urban Planning between Tactic and Strategy, Planum Publisher, Roma-Milano. Consultato su: http://media.planum.bedita.net/90/68/Sezione_2_Tra_Tattica_e_Strategia_Urbanpromo_2016_Planum_Publisher.pdf [ultimo accesso 10.09.2017]

 

Note

[1] Media aritmetica dei dati Arsial (2017) per le tre stazioni meteorologiche di Roma: Capocotta (105,4), Ponte di Nona (87,4) e Via Lanciani (98,8).

[2] Per un lavoro simile si veda Barbieri (2016)

 

Didascalie

Immagine di copertina: Strada interrotta davanti alla metro San Paolo, settembre 2017. Foto di Tiziana Ficacci. Consultata su: http://roma.corriere.it/foto-gallery/cronaca/17_settembre_11/maltempo-roma-foto-lettori-001dc646-96f6-11e7-8f2d-841610cb6f6e.shtml [ultimo accesso 12.09.2017]

Fig.1: Ingresso rialzato della stazione Anagnina, giugno 2015. Foto dell’autore