ISSN 1973-9702

FIGURE OUT

Di Magda Typiak

 

Questo lavoro è stato realizzato durante la residenza a Prato per il progetto “La Via Della Cina 2019”. Con entrambi i mezzi mi sono posta delle domande sull’essere umano, la sua visibilità e la sua identità all’interno del quartiere del Marcolotto Zero, ponendo l’accento sul contesto di produzione industriale, il contesto di illegalità, la sensazione di distacco dalle proprie radici e da un superamento delle differenze economiche.

Il titolo Figure out porta con sé due messaggi: dapprima l’atto di capire andando a interrogare e indagare le ragioni dei problemi e dei conflitti che possono essere percepiti in quel quartiere; segue il Figure-out, Figura – fuori, che evoca letteralmente il verificarsi dell’esclusione (en. out = escluso /esterno /senza).

La presenza e la visibilità dell’essere umano nel quartiere è molto forte.

Riesco a sentire le persone attorno a me, sento che sono presenze emotivamente e culturalmente molto forti, ma non riesco a conoscerle.

Sono esseri umani la cui identità sembra così decisa ed evidente ma non un sé totalmente invisibile. Mi piacerebbe incontrarne alcuni, ma non posso. Li guardo attraverso la macchina fotografica e dedico loro la mia attenzione e il mio sguardo, con delicatezza e rispetto. Questo è l’unico incontro che riusciamo ad avere, ma per me è comunque molto importante.

Queste sono le persone che ho di fronte: persone che non riescono a sfuggire dalla situazione in cui si trovano e probabilmente nemmeno dalla loro mentalità. Quindo chi sono? Non lo so, perchè forse non lo sanno nemmeno loro.

È una questione davvero fragile che voglio mostrare con il mio lavoro.

 

This work was carried out during the fellowship in Prato for the project “La Via Della Cina 2019”. By both media I asked myself questions about the human being, his visibility and his identity within the Marcolotto Zero district, focusing on the context of the industrial production, the context of illegality, the feeling of detachment from one’s roots and from overcoming economic differences.

The title “Figure out” holds two meanings: first the act of understanding by questioning and investigating the reasons for the problems and conflicts that can be perceived in that neighbourhood; then the ‘Figure-out’, ‘Figure – outside’, which literally evokes the occurrence of exclusion (en. out = excluded/external/without).

The presence and visibility of the human being in the neighbourhood is very strong.

I can feel the people around me, I feel that they are emotionally and culturally very strong presences, but I can’t get to know them.

They are human beings whose identity seems so strong and evident but not a totally invisible self. I’d like to meet some of them, but I can’t. I look at them through the camera and give them my attention and my gaze, with delicacy and respect. This is the only encounter we can have, but it is still very important to me.

These are the people I have in front of me: people who cannot escape from the situation they are in and probably not even from their mentality. So who are they? I don’t know, because maybe they don’t know either.

It’s a really fragile issue that I want to show with my work.

 

Magda Typiak si è laureata presso l’Accademia di Belle Arti di Danzica (Master of Arts) e presso la Facoltà di Belle Arti di Torun. Nel 2016 ha studiato presso il Dipartimento di Film e Fotografia dell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Le sue opere sono state esposte in mostre e festival in Polonia e ed altre città tra cui Berlino, Atene, Vienna e l’Istituto di Cultura Polacca a Minsk (Bielorussia). Nel 2015 ha preso parte al Festival “Under Construction” di Varsavia e nel 2016 il suo video le è valso il premio principale in un festival internazionale di arte studentesca presso la Wozownia Art Gallery di Torun.

I film, le fotografie e le installazioni che crea sono creazioni post-percettive. Nei suoi pezzi minimalisti (delicate decostruzioni di spazi) pone domande sull’identità, sia la sua, sia quella collettiva.

IL CONTAGIO URBANISTICO

Effetti temporanei e permanenti del COVID 19 sulla città

Di Valerio Cutini e Simone Rusci

 

Alla conclusione del primo mese di lockdown, l’articolo si interroga sui presumibili effetti che le misure di distanziamento sociale imposte per contenere il contagio avranno sui comportamenti collettivi e sull’organizzazione spaziale delle città. I primi riflessi della crisi sul dibattito urbanistico non hanno che riacceso l’attenzione su temi – la dispersione insediativa come risposta alla concentrazione urbana e la digitalizzazione come forma di despazializzazione di funzioni e interazioni sociali – sui quali l’interesse era da tempo sopito. Una esplorazione disincantata dei prevedibili cambiamenti, scevra da inutili catastrofismi e ingiustificate attese, appare necessaria per cogliere le opportunità portate dalla crisi arginando i rischi di nuove criticità, nuove povertà e nuove forme di marginalizzazione.

 

Valerio Cutini, professore ordinario di Tecnica e Pianificazione urbanistica presso l’Università di Pisa, si occupa dell’analisi degli insediamenti urbani, dei loro processi evolutivi e della trasformazione diacronica della loro morfologia e del loro assetto funzionale. Tra le sue pubblicazioni: La Forma del Disordine. Tecniche di analisi e progetto urbano ai tempi dello sprawl. Mimesis edizioni

Simone Rusci, ricercatore di Tecnica e Pianificazione urbanistica presso L’università di Pisa, svolge attività di ricerca nel campo delle interazioni tra sistemi economici e sistemi urbani.  Tra le sue pubblicazioni: La Rigenerazione della Rendita. Teorie e metodi per la rigenerazione urbana attraverso la rendita differenziale. Mimesis edizioni.

FACING UNCOMFORTABLE HERITAGE

Interpreting the Totalitarian Past

By Tinatin Meparishvili

 

The article addresses the importance of interpreting the recent history in the countries with the totalitarian heritage. The controversy of pride and shame of those who are responsible or were part of the totalitarian regimes has digressed the process of coming in terms with the past. The topic is rarely tackled on a governmental level in post-soviet countries or southern Europe. Only on a lower scale, NGOs and research groups try to study, uncover and documents facts, and make them accessible for a larger audience, to raise awareness about the recent history. After all, this is the history that still reminds us of itself in contemporary events. Most of the European countries, who have invested both intellectually, and financially to interpret and learn to live with the past, seem to present their testimony of conciseness about the culpability and the responsibility for what had happened and this way, they make sure that the new generation would never repeat the same mistake.

 

Tinatin Meparishvili (PhD candidate at Roma Tre University) born in Georgia, completed her Bachelor in Architecture at the Academy of Arts in Tbilisi before moving to Germany for a Master of Arts in Heritage Conservation and Site Management at Brandenburg Technical University. Having worked in the field of Tourism, Heritage Conservation and Management, Tinatin is excited to have an opportunity to apply her knowledge and experience to fundamentally explore the challenges that Mass Tourism creates in the historic districts of Rome.

BUROCRATI E MARINAI AL TEMPO DEL CORONAVIRUS

Di Anna Laura Palazzo

 

Il libro “Il burocrate e il marinaio” dell’economista Carlo M. Cipolla inquadra i commerci nel porto di Livorno largamente dominati da navi inglesi negli anni in cui la peste si abbatté su Londra (1665-1667). Misure di quarantena furono varate dal Granducato di Toscana per controllare il propagarsi del contagio, con pesanti restrizioni allo sbarco degli equipaggi e allo scarico delle merci. Il conflitto tra burocrazia sanitaria italiana, radicalmente inflessibile anche a rischio di contagio cessato, e i commercianti inglesi che incarnano in qualche modo gli animal spirits, nel rivelare lo scontro tra due diverse culture, trasmette alcune riflessioni sul momento attuale.

 

The book “The Bureaucrat and the Sailor” by economist Carlo M. Cipolla frames the trades in Leghorn port largely dominated by vessels flying the English flag during the great plague that hit London (1665-1667). The quarantine was widely used by the Granduchy of Tuscany as an effective way of controlling the spread of infection, imposing heavy restrictions to landing of crews and unloading of goods. The conflict between the Italian sanitary bureaucracy, radically inflexible even in the absence of a real risk of contagion spreading, and the English traders embodying somewhat of the animal spirits, in disclosing the clash between two different cultures conveys some insights for the time being.

 

Anna Laura Palazzo, Professore ordinario di Urbanistica all’Università “Roma Tre” di Roma. Ph.D. in Pianificazione territoriale e urbana e Specialista in studio e restauro dei monumenti. Coordinatore del Dottorato in “Paesaggi della città contemporanea. Politiche, tecniche e studi visuali”. Coordinatore o ricercatore senior di ricerche MED, COST, Marie Curie, Erasmus + sui temi dello sviluppo regionale, rigenerazione urbana, pianificazione del paesaggio, governance urbana, patrimonio. Autrice di oltre 180 saggi, tra cui diversi volumi, numerosi articoli peer-reviewed e rapporti di ricerca internazionali.

LA CINA È VICINA

La Cina al Cinema

Di Ghisi Grütter

 

I film cinesi recenti rappresentano o realtà contadine, o quelle operaie oppure quelle di emarginazione urbana. In questo scritto si prendono in considerazione tre film: uno rappresenta i quartieri nati attorno alle miniere di carbone nel nord, un altro una piccola città di provincia, un altro ancora la periferia di una grande città. Un altro tema portato alla ribalta è il rapporto tra oriente e occidente, considerato sia come modello architettonico e urbano, sia come modello di vita. Così Farewell del 2019 che sembra contrapporre la tradizione al “progresso”, e così anche Al di là delle montagne del 2015 dove viene criticato il modello consumistico di occidentalizzazione a favore delle proprie identità culturali.

 

Most of the recent Chinese films represent either peasant realities, or workers’ ones or those of urban marginalization. In this essay three films are considered: one represents the neighborhoods born around the coal mines in the North, another one a small county town, the third one deal with the pour large city’s suburbs. Another theme brought to the fore is the relationship between East and West culture, considered both as an architectural and urban model and as a social model of life. Thus Farewell (2019) that seems to contrast tradition to “progress”, and so also Beyond the mountains (2015) where the consumerist model of westernization is criticized towards one’s cultural identities.

 

Ghisi Grütter è Architetto e Professore Associato di Disegno. Ha fatto parte del Dipartimento di Architettura dell’Università Roma Tre fino al 2019, dove ha insegnato Tecniche di rappresentazione e Percezione e comunicazione visiva. Tra le sue pubblicazioni si ricordano i tre volumi di Al cinema con l’architetto, Timìa edizioni 2017/2019, Architettura e rappresentazione. Alcune questioni, Kappa 2015 (a cura di), Immagine aziendale e progettazione grafica, Kappa 2011. Attualmente ha una rubrica nella rivista “Ticonzero”, scrive su “DeA, donne e altri” e collabora a “Bookciack magazine”.