ISSN 1973-9702

Novità in Rubriche – Focus

MONUMENTI DELLA BIODIVERSITÀ

Sulla necessità di osservare le aree abbandonate quali riserve di naturalità

di Nicola Vazzoler

 

La cultura postmoderna descrive città e territori come “frammentati”, “palinsesti” di forme del passato e del presente giustapposte l’una all’altra, un collage di usi correnti, molti dei quali anche effimeri e che sembrano demotivarne il controllo se non per piccoli frammenti. Fra questi i luoghi dell’abbandono protagonisti di processi di naturalizzazione che il presente articolo tenta di rileggere e darne senso entro una cornice ambientale ed ecologica.

 

Postmodern culture describes cities and territories as “fragmented”, “palimpsests” of past and present forms juxtaposed to each other, a collage of current uses, many of which are also ephemeral and which seem to demotivate their control if not for small fragments. Among these are the places of abandonment that are the protagonists of naturalization processes that this article attempts to reread and make sense of within an environmental and ecological framework.

 

Nicola Vazzoler, architetto e Dottore di Ricerca in Politiche territoriali e progetto locale (con la tesi Intensità urbana, un rapporto ragionato a partire dal caso di Roma), è stato assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Architettura di Roma Tre e Vicesindaco della città di Aquileia (UD). Ora è libero professionista e istruttore tecnico presso l’ufficio urbanistica del Comune di Monfalcone (GO). Impegnato nella didattica (presso le Università degli Studi di Trieste, Università IUAV di Venezia e RomaTre), nella ricerca (fra gli altri il PRIN Territori post-metropolitani) e nell’attività professionale (Piano di Assetto dell’Area archeologica monumentale del Colosseo per RomaTre), è co-fondatore di GU | Generazione Urbana (con il quale ha seguito il Monitoraggio delle forme periferiche contemporanee a Roma per DGAAP MiBACT) e ha collaborato con i giornali on-line di settore UrbanisticaTre, Planum e PPAN).

Nicola Vazzoler, architect and PhD in Territorial Policies and Local Project (with the thesis Urban Intensity, a reasoned relationship starting from the case of Rome), he was research fellow at the Department of Architecture of Roma Tre and Deputy Mayor of the city of Aquileia (UD). Now he is a freelancer and technical instructor at the town planning office of the Municipality of Monfalcone (GO). Engaged in teaching (at the University of Trieste, IUAV University of Venice and RomaTre), in research (among others the PRIN Post-metropolitan Territories) and in professional activity (Plan of the Archaeological Monumental Area of the Colosseum for RomaTre), is co-founder of GU | Generazione Urbana (with whom he followed the Monitoring of contemporary peripheral forms in Rome for DGAAP MiBACT) and collaborated with the online journals UrbanisticaTre, Planum and PPAN).

Novità in Rubriche – Focus

AMERICAN SAPIENZA

Sulle radici statunitensi della Città Universitaria di Roma

di Benedetta Di Donato

 

Il 20 Settembre del 1870 Roma è annessa al Regno d’Italia; l’anno successivo ne diviene capitale. Le ambizioni nazionali sommate a quelle di una nuova borghesia cittadina determinano una stagione di grandi trasformazioni urbane. Proprio ora Roma è al centro dell’attenzione di una parte del panorama internazionale, parimenti Roma guarda alla scena internazionale per costruire la sua propria idea di modernità. In modo particolare nel 1916 Marcello Piacentini, di ritorno da un lungo viaggio attraverso le principali città americane, disegna un piano per la “Grande Roma” dove un anello di parchi e giardini definiva la relazione tra la città esistente e i nuovi quartieri in costruzione. Nel disegno egli immagina di collegare i parchi tra loro attraverso una strada panoramica per garantire “l’illusione di vivere in un paesaggio pittoresco”. Dalla metà degli anni ’20 in poi egli diviene l’architetto ufficiale del regime fascista e responsabile di tutti i principali progetti urbani. Tra questi la città universitaria di Roma. Il progetto per il campus della città universitaria conferma Piacentini quale interprete della lezione d’oltremare in Italia.
Il saggio si propone di esplorare le influenze americane nel lavoro di Piacentini per la Città Universitaria di Roma, con l’intento di illuminare l’idea moderna di Roma con un nuovo sguardo critico.

 

On January 21, 1871 Rome became the capital of the new Kingdom of Italy. A huge transformation occurred between the end of the XIX century and the beginning of the XX, this period having being crucial in order to invent a city able to display National ambitions and a new class identity. This season was highly considered by the international culture and, at the same time Rome looks to the international scene to build its own idea of modernity. In the 1916 Marcello Piacentini drew a plan for the “Grande Roma”. A ring of parks should have isolate the existing city from the under construction neighborhoods. All parks and gardens are connected by parkway able to guarantee “the illusion of living in a picturesque landscape”.
From the mid-20s Piacentini became the official architect of the Fascist regime, during the following years he was responsible for all major roman urban projects. Among all the University Campus of Rome. The project for La Sapienza confirms Piacentini as the main interpreter of the Overseas lesson in Italy. This essay aims to explore the American influences in Piacentini’s work to illuminate the modern idea of Rome with a new critical gaze.

 

Benedetta Di Donato, (1983), laureata in architettura presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” (2009), Dottore di Ricerca in Gestione e Progettazione dell’Ambiente e del Paesaggio (Università degli Studi di Roma “La Sapienza” XXV ciclo), attualmente svolge attività di ricerca presso il Dipartimento di Architettura e Progetto Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Durante il dottorato di ricerca è stata visiting scholar presso il Department of Landscape Architecture della Penn University a Philadelphia. La sua attività di ricerca è concentrata sulle interazioni tra la cultura italiana e statunitense, con particolare attenzione alle relazioni tra scala urbana e paesaggio. Attualmente si occupa del disegno urbano di Roma nella cornice pre e post-unitaria alla ricerca di nuovi modelli per illuminare l’idea moderna di Roma con un nuovo sguardo critico.

Benedetta Di Donato, (1983, Rome), Architect, PhD in Landscape Architecture. Benedetta is currently a Research Fellow at the Department of Architecture and Design of La Sapienza (Rome). During her PhD training she has been visiting fellow at the University of Pennsylvania, Department of Landscape Architecture. Benedetta’ research focuses on the critique of the relationship between landscape and the environment, and on the integration of ecological approach into design process. Now she is working on the interaction between the Italian and US culture, investigating the multi-scalar intertwining between urban fabric and the environment. She is investigating the town design of pre-unitary and post-unitary Rome, unfolding its historical and operational relationship with the Landscape culture.

LIBERI DI COSTRUIRE?

La prevaricazione dell’interesse privato sull’interesse collettivo

di Nicola Vazzoler

 

Questo breve saggio condensa e restituisce una lunga riflessione nata durante la mia esperienza di Amministratore presso il Comune di Aquileia (UD). La libertà a costruire normata a livello nazionale garantisce un equilibrio fra sfera pubblica e sfera privata nella creazione e cura della città, qui intesa come “casa della comunità”. Ma cosa succede quando le interpretazioni regionali rischiano di compromettere questo equilibrio e porre in primo piano l’interesse privato a discapito dell’interesse collettivo? Il caso della L.R. 19/2019 del Friuli Venezia Giulia diventa un caso per comprendere le ricadute dirette sugli Enti locali lese nella loro funzione di suprema direzione della cosa pubblica e nel loro diritto di rappresentatività non potendo garantire talvolta quanto espresso nelle proprie linee di indirizzo politico.

 

This essay condenses and reports a long reflection born during my experience as Deputy Major at the Municipality of Aquileia (UD). The freedom to build regulated at national level guarantees a balance between the public and private spheres in the creation and care of the city, here called the “community house”. But what happens when regional interpretations risk compromising this balance and putting private interest in the foreground to the detriment of the collective interest? The case of L.R. 19/2019 of Friuli Venezia Giulia becomes a case to understand the direct repercussions on the injured Municipalities in their function of supreme direction of public affairs and in their right to representativeness, sometimes not being able to guarantee what is expressed in their own political guidelines.

 

Nicola Vazzoler, architetto e Dottore di Ricerca in Politiche territoriali e progetto locale (con la tesi Intensità urbana, un rapporto ragionato a partire dal caso di Roma), è stato assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Architettura di Roma Tre e Vicesindaco della città di Aquileia (UD). Ora è libero professionista presso lo studio Stradivarie Architetti Associati (settore pianificazione). Impegnato nella didattica (presso le Università degli Studi di Trieste, Università IUAV di Venezia e RomaTre), nella ricerca (fra gli altri il PRIN Territori post-metropolitani) e nell’attività professionale (Piano di Assetto dell’Area archeologica monumentale del Colosseo per RomaTre), è co-fondatore di GU | Generazione Urbana (con il quale ha seguito il Monitoraggio delle forme periferiche contemporanee a Roma per DGAAP MiBACT) e ha collaborato con i giornali on-line di settore UrbanisticaTre, Planum e PPAN.

PATRIMONIO IMMOBILIARE – INNOVAZIONI PER LA RIGENERAZIONE URBANA

Usi temporanei per la Rigenerazione Urbana – Necessità di processi innovativi anche per la Capitale

di Floriana D’Urso

 

Il riutilizzo del patrimonio edilizio dismesso e degradato è un’esigenza avvertita da gran parte delle città Italiane ed in primis da Roma Capitale.
Oggi, gli Enti Locali hanno la possibilità di intervenire attraverso una strumentazione rapida ed efficace grazie all’introduzione di una specifica disposizione statale (art. 23 quater DPR 380/01) sugli “utilizzi temporanei” di compendi immobiliari, anche in deroga allo strumento urbanistico vigente, purché rispondenti ad un rilevante interesse di carattere pubblico o generale.

 

The reuse of disused and degraded buildings is a need felt by most of the Italian cities and firstly by Rome Capital
Today, Local Authorities have the opportunity to operate through a fast and effective urban procedure thanks to introduction of a specific national regulation (Article 23 quater of DPR 380/01) about the “temporary application” of real estate compendiums, also notwithstanding to urban current disposal, as long as it save a relevant public or general interest.

 

Floriana D’Urso, laureata in Giurisprudenza, abilitata all’esercizio della professione di Avvocato.
Dal 2001 è Funzionario Amministrativo presso il Dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica di Roma Capitale, titolare dal 2007, di Posizione Organizzativa con responsabilità organizzativa e gestionale di specifici Servizi (ed attualmente del Servizio Coordinamento Amministrativo della Direzione Trasformazione Urbana), acquisendo specifiche competenze in tema di procedure urbanistiche, anche attraverso il conseguimento del Master “Urbam”, presso la facoltà di Architettura della Sapienza.

ROMA MODERNA

L’armatura infrastrutturale pubblica dell’espansione urbana tra Roma e il Mare. Osservazioni sui disegni dei Piani Particolareggiati del Piano Regolatore Generale del 1931 nel quadrante sud occidentale tra Porta Portese e Porta San Sebastiano

di Marco Pietrolucci

 

Il tema principale della riflessione riguarda l’importanza della definizione architettonica ovvero del disegno della componente infrastrutturale pubblica della città, per la qualità urbana contemporanea. Non bisogna dimenticare che, alla base di tutti i conflitti urbani, c’è un tema pre-politico che riguarda la proprietà dei suoli che sono, generalmente, privati. Quando camminiamo per una città, con le sue strade, le sue piazze, i suoi parchi, le sue scuole, finiamo per dimenticare l’enorme conflitto che l’ha determinata, perché lo spazio urbano che usiamo per vivere, per muoverci, per lavorare, per divertirci, era, inizialmente, (nella maggior parte dei casi) tutto privato ed inaccessibile ed è la costruzione urbana a trasformarlo in bene collettivo. L’inaccessibilità dello spazio preurbano  è, a ben vedere, la condizione iniziale dalla quale qualunque progetto di trasformazione urbana prende le mosse e dovrebbe affrancarsi. L’inaccessibilità dello spazio urbano è il perno attorno al quale tutto il lavoro di costruzione della città si svolge. Per questa ragione la definizione architettonica dell’armatura infrastrutturale pubblica di una città è il compito principale di qualunque trasformazione urbana, è la cartina al tornasole di un progetto sociale e politico, quale deve essere un buon Piano, ed è su questa base che può essere adeguatamente giudicato. La trasformazione di Roma verso il mare ha costruito una spazialità pubblica di qualità o ha fatto l’interesse miope della proprietà fondiaria? Quali sono i suoi elementi portanti? Come vengono regolati ancora oggi questi interessi contrapposti? Con quali strumenti?

 

The main theme of the reflection concerns the importance of the architectural definition or (better) the design of the public infrastructural component of the city, for contemporary urban quality. It should not be forgotten that, at the basis of all urban conflicts, there is a pre-political issue concerning the ownership of soils which are generally private. When we walk through a city, with its streets, squares, parks, schools, we end up forgetting the enormous conflict that has determined it, because the urban space we use to live, to move, to work , to have fun, it was initially (in most cases) completely private and inaccessible and it is the urban construction that transforms it into a collective good. The inaccessibility of pre-urban space is, in hindsight, the initial condition from which any urban transformation project starts and should free itself. The inaccessibility of the urban space is the pivot around which all the construction work of the city takes place. For this reason, the architectural definition of the public infrastructural framework of a city is the main task of any urban transformation, it is the litmus test of a social and political project, which must be a good Plan, and it is on this basis that it can be properly judged. Has the transformation of Rome towards the sea built a quality public space or has it made the landed property myopic interest? What are its main elements? How are these conflicting interests still regulated today? With what tools?

Marco Pietrolucci, architetto, dottore di ricerca in composizione architettonica e progettazione urbana. Membro della Commissione urbanistica nazionale della Confedilizia è responsabile del settore tecnico-urbanistico della Confedilizia di Roma e Lazio. Ha svolto attività didattica presso la Facoltà di Architettura di Roma “La Sapienza”, la Facoltà di Architettura di “Roma Tre”, la Facoltà di Architettura di Pescara “Gabriele d’Annunzio” e nei programmi italiani delle Università Canadesi e Americane “Waterloo University” e “Northestern University”. Attualmente coordina un gruppo di ricerca sul Piano Regolatore di Roma Moderna (1931) il cui comitato scientifico è composto da: F. Cellini, G. Imbesi, D. Modigliani, G. Piccinato, P. Portoghesi, V. Quilici, F. Purini, W. Tocci.

 

“TEMPORALITIES OF URBAN NATURES: IMAGINARIES, NARRATIVES, AND PRACTICES”

 

Questioni, posture e riflessioni sulle poliritmie urbane a seguito della prima tappa del Workshop (Venezia, Settembre 2021)

di Eleonora Ambrosio

 

Il 23 e 24 Settembre 2021 si è svolta, presso lo Humanities and Social Change Center dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, la prima tappa del Workshop “Temporalities of Urban Natures: imaginaries, narratives and practices” che proseguirà il 25 e 26 Marzo 2022 all’Institute for Urban Research della Malmö Universitet per poi concludersi il 24 e 25 Giugno 2022 presso il Georg-Simmel-Center for Metropolitan Studies della Humboldt-Universität di Berlino. La serie, curata da Lucilla Barchetta e Mathilda Rosengren e promossa dalla Urban Studies Foundation, dichiara di voler esplorare le modalità con cui le diverse temporalità urbane, nei loro molteplici intrecci, strutturano, influenzano e co-producono i paesaggi nelle città dell’Antropocene, attraverso i tre approcci tematici esplicitati nel sottotitolo dell’evento. Diversi studiosi – nell’ambito delle scienze sociali, umanistiche, naturali, delle arti e dell’architettura – sono chiamati a un confronto sul significato e sulle potenzialità delle nature urbane, con particolare riferimento a casi studio presenti nelle aree del Nord Italia, della regione dell’Öresund e della Germania orientale.

 

On 23 and 24 September 2021 the first stage of the Workshop “Temporalities of Urban Natures: imaginaries, narratives and practices” was held at the Humanities and Social Change Center of the Ca’ Foscari University of Venice. The workshop will continue on 25 and 26 March 2022 at the Institute for Urban Research of the Malmö Universitet to be concluded on 24 and 25 June 2022 at the Georg-Simmel-Center for Metropolitan Studies of the Humboldt-Universität in Berlin. The series, curated by Lucilla Barchetta and Mathilda Rosengren and promoted by the Urban Studies Foundation, aims to explore the ways in which different urban temporalities –  in their multiple entanglements – structure, influence and co-produce landscapes in the cities of the Anthropocene, through the three thematic approaches explained in the event’s subtitle. Various scholars – from humanities, social and natural sciences, arts and architecture – are invited to discuss the meaning and potential of urban natures, with particular reference to case studies from Northern Italy, the Öresund region and Eastern Germany.

 

Eleonora Ambrosio, architetto, dottore di ricerca in Paesaggi della Città Contemporanea (Università degli Studi di Roma Tre) con la tesi “Il Progetto di Paesaggio per la Città Selvatica. Indizi, traiettorie e depistaggi”. Nel 2019 vince il Bando Cassini Jr promosso dall’Institut Français d’Italie col progetto “La Città Selvatica”. Visiting scholar presso la Leibniz Universität di Hannover (2020).

 

GARBATELLA 20/20

La città e la memoria

di Francesca Romana Stabile, Elisabetta Pallottino, Paola Porretta

 

Video a cura di F.R. Stabile, E. Pallottino, P. Porretta; riprese e montaggio E. Martina

In occasione del centenario di Garbatella, il Dipartimento di Architettura di Roma Tre ha promosso il progetto Garbatella 20/20 e numerose attività interdisciplinari per la divulgazione della conoscenza del patrimonio storico e culturale del quartiere, in collaborazione con la cittadinanza e con diverse istituzioni.Nell’ambito del progetto, i corsi di Restauro dell’ultimo anno delle lauree magistrali hanno organizzato un laboratorio didattico che ha coinvolto più di cento studenti e si è avvalso della straordinaria partecipazione dell’artista Pietro Ruffo, con il quale è stata sperimentata per la prima volta una didattica integrata tra arte e architettura. Gli studenti hanno prodotto contenuti inediti per la conoscenza di Garbatella e hanno restituito la ricchezza dell’identità urbana, architettonica e sociale del quartiere attraverso letture analitiche e composizioni artistico-figurative. Sono state inoltre elaborate proposte progettuali per il restauro del contesto, con particolare attenzione al rapporto tra spazi pubblici e privati.

 

On the occasion of the centenary of Garbatella, the Department of Architecture of Roma Tre launched the program Garbatella 20/20. This initiative included various interdisciplinary activities for the dissemination of knowledge about the historical and cultural heritage of the district, in collaboration with the citizens and many institutions. Within the program, the Restoration courses of the last year of the Master’s Degrees organized a workshop. More than one hundred students benefited from the extraordinary participation of the artist Pietro Ruffo, with whom they explored an integrated didactic approach between art and architecture for the first time. The students produced new content to further enhance understanding of Garbatella and analyzed the richness of the urban, architectural and social identity of the neighborhood through analytical readings and artistic-figurative compositions. Design proposals for the restoration of the context were developed, with particular attention to the relationship between public and private spaces.

 

Francesca Romana Stabile, è professore associato di Restauro architettonico presso il Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi Roma Tre, dove coordina il corso di Laurea Magistrale in Architettura-Restauro. La sua attività di ricerca, nell’ambito del restauro, è dedicata prevalentemente allo studio dell’architettura regionalista e “ambientista”, con particolare attenzione ai suoi caratteri costruttivi e stilistici, e al restauro dei centri storici minori.  In particolare, l’obiettivo della ricerca sull’architettura regionalista è mirato allo studio dell’edilizia residenziale popolare progettata negli anni Dieci e Venti del Novecento a Roma (Testaccio, San Saba, Garbatella, Ostia Nuova, Pigneto).

 

Elisabetta Pallottino, architetto, è professore ordinario di Restauro architettonico presso il Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi Roma Tre (Direttore del Dipartimento dal 2013 al 2019). È direttore del Master internazionale di II livello in Restauro architettonico e cultura del patrimonio e di quello in Culture del patrimonio. Conoscenza, tutela, valorizzazione, gestione; è coordinatore del Dottorato di ricerca Architettura: innovazione e patrimonio. È direttore della rivista Ricerche di storia dell’arte e membro della redazione della rivista Roma moderna e contemporanea. Svolge attività di ricerca e di consulenza professionale nel campo dello studio, del restauro e della valorizzazione del patrimonio architettonico e dei paesaggi culturali.

 

Paola Porretta, architetto (2001, Roma Tre), dottore di ricerca (2007, IUAV), è attualmente professore associato in Restauro presso il Dipartimento di Architettura di Roma Tre, dove insegna nei Master internazionali di II livello Restauro architettonico e Culture del Patrimonio e nel Dottorato Architettura: innovazione e patrimonio. Svolge attività di ricerca e di consulenza progettuale nel campo del restauro e della valorizzazione del patrimonio architettonico e dei paesaggi culturali; sugli stessi temi ha pubblicato saggi e la monografia L’invenzione moderna del paesaggio antico della Banditaccia(2019). Tra i suoi interessi recenti anche l’architettura minore (in Grecia, in Cina e a Roma con particolare attenzione alla borgata giardino Garbatella).

COSA SIGNIFICA OGGI L’HOUSING AFFORDABILITY?

Riesplorare l’housing affordability attraverso un ciclo di seminari, per una lettura delle questioni urbane contemporanee

di Rebecca Cavicchia e Marco Peverini

 

In questo breve contributo ci proponiamo di (ri)esplorare l’housing affordability come fenomeno multidimensionale e come concetto chiave per leggere ed esaminare le questioni urbane contemporanee. Le nostre riflessioni sono guidate principalmente dai racconti di tre ricercatrici che hanno offerto il loro sguardo sull’affordability in tre seminari, tenuti online tra Marzo e Aprile 2021, come parte della serie da noi organizzata “Housing affordability and the city”. Il racconto dell’affordability che ne risulta è quello di un fenomeno complesso e multidimensionale, spesso non sufficientemente compreso, nella sua natura e nei suoi esiti, a causa di definizioni troppo stringenti e limitate. Ne proponiamo un racconto comprensivo che, attraversando contesti, approcci e scale di indagine differenti, invita ad esplorare con uno sguardo ampio la complessità concettuale e fenomenologica dell’affordability.

 

In this short contribution, we explore housing affordability as a multidimensional phenomenon and a key concept to examine contemporary urban issues. Our reflections are mainly based on the narratives of three researchers who offered diverse looks on affordability in three online seminars. The seminars were held between March and April 2021 and were part of a series that we organized called “Housing affordability and the city”. From the seminars’ contributions, housing affordability emerges as a complex and multidimensional phenomenon, often only partially understood, in both its characteristics and outcomes, because of too limited definitions. We propose a broad narrative that, through diversified contexts, approaches and scales of analysis, suggests the importance of keeping a comprehensive look at the conceptual and phenomenological complexity of affordability.

 

Rebecca Cavicchia è dottoranda di ricerca in Urban and Regional Planning presso la Norwegian University of Life Sciences (NMBU). Si occupa di politiche di sostenibilità urbana, di politiche abitative e di disuguaglianze socio-spaziali con particolare attenzione ai temi dell’housing affordability e della gentrificazione.

 

Marco Peverini è dottorando di ricerca in Pianificazione, progettazione e politiche urbane presso il DAStU del Politecnico di Milano. Si occupa di politiche abitative e urbane, con riferimento all’edilizia sociale, alle cooperative di abitazione e all’edilizia economica. Fa parte del gruppo italiano del Collettivo per l’Economia Fondamentale e del gruppo Social Housing: Institutions, Organisation and Governance dell’European Network of Housing Research (E.N.H.R.).

ABITARE NELL’ITALIA URBANA IN CONTRAZIONE

Ricollocare la questione abitativa nei territori urbani in contrazione

di Marco Peverini e Sara Caramaschi

 

La maggior parte dei territori italiani, anche quelli fortemente urbani, si trova ormai in condizioni di persistente contrazione demografica, economica e/o funzionale. Nei territori in svuotamento permangono problematiche abitative rilevanti, che però richiedono diversi sguardi e strategie più adeguate rispetto ai paradigmi (perlopiù quantitativi) della crescita. Al contrario, adeguate strategie di downscaling e rightsizing potrebbero meglio rispondere ai processi di contrazione, migliorando la vita degli abitanti. Partendo da queste ipotesi, il contributo propone una visione “qualitativa” della questione abitativa nei territori urbani in contrazione e, avvalendosi di due casi concreti a Torino e Taranto, propone alcune riflessioni preliminari sul tema. In particolare, emerge come nell’elaborazione di politiche urbane permanga un approccio di attrazione e valorizzazione, che rischia di obliare (quando non aggravare) i problemi e le istanze di chi resta.

 

The majority of Italian territories, even those that are strongly urban, are now in conditions of persistent demographic, economic and/or functional shrinkage. In shrinking territories there are still relevant housing issues, which however require different views and more appropriate strategies than the (rather quantitative) paradigms of growth. On the contrary, appropriate strategies of downscaling and rightsizing could better respond to the processes of shrinkage and improve the life of inhabitants. Starting from these assumptions, the paper advances a “qualitative” view of housing issues in shrinking urban territories and, by briefly recounting two concrete cases in Turin and Taranto, suggests some preliminary reflections. In particular, it emerges how in the elaboration of urban policies persists an approach of attraction and valorization, which risks forgetting (when not worsening) the problems and scarcity of those who remain.

 

Marco Peverini è dottorando di ricerca nel corso di Urban Planning, Design and Policy presso il DAStU del Politecnico di Milano. Si occupa di politiche abitative e urbane, con riferimento all’edilizia sociale, alle cooperative di abitazione e all’housing affordability. Fa parte del gruppo italiano del Collettivo per l’Economia Fondamentale ed è co-coordinatore del gruppo Social Housing: Institutions, Organisation and Governance dell’European Network of Housing Research (E.N.H.R.). Ha scritto su Welforum e Altreconomia.

 

Sara Caramaschi è urbanista e dottore di ricerca in “Paesaggi della Città Contemporanea”. Dal 2019 è assegnista di ricerca presso il Gran Sasso Science Institute, dove insegna nell’ambito del dottorato internazionale “Regional Science and Economic Geography”. Attiva in ricerche nazionali e internazionali, è autrice di saggi in materia di geografia urbana e pianificazione (tra i più recenti U3 – iQuaderni e Planning Theory and Practice). I suoi interessi di ricerca sono riconducibili ai temi patrimonio immobiliare e abitare, temporaneità e spazio pubblico, mutualismo e cittadinanza attiva.

PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE

Alcune questioni cruciali (e non più prorogabili) per il futuro

di Sara Caramaschi

 

È possibile immaginare una rinnovata centralità dei territori e della società civile nella gestione di traiettorie di sviluppo più giuste e sostenibili? Questo breve saggio pone l’accento sul ruolo cruciale di ecologia politica, dimensione territoriale e cittadinanza attiva nel disegno e nell’attuazione di politiche pubbliche per il futuro. Il testo parte dal necessario abbandono delle ricette che hanno caratterizzato il recente passato e propone alcuni spunti di riflessione per affrontare i rischi ambientali e le dissimmetrie sociali aggravati dalla pandemia di Covid-19.

 

Is it possible to imagine a renewed centrality of territories and the civic society in the management of a just and sustainable development? This short essay emphasizes the central role of the political ecology, the territorial dimension and the active citizenship in the design and implementation of progressive public policies. The text starts from the abandonment of the recipes that have characterized the recent past and offers some food for thought to address the environmental risks and social asymmetries aggravated by the Covid-19 pandemic.

 

Sara Caramaschi è urbanista e dottore di ricerca in “Paesaggi della Città Contemporanea”. Dal 2019 è assegnista di ricerca presso il Gran Sasso Science Institute, dove insegna nell’ambito del dottorato internazionale “Regional Science and Economic Geography”. Attiva in ricerche nazionali e internazionali, è autrice di saggi in materia di geografia urbana e pianificazione (tra i più recenti U3 – iQuaderni e Planning Theory and Practice). I suoi interessi di ricerca sono riconducibili ai temi patrimonio immobiliare e abitare, temporaneità e spazio pubblico, mutualismo e cittadinanza attiva.

DA ROMA ALLA VALLE DEL TEVERE: UN LUNGO CICLO DI DIFFUSIONE RESIDENZIALE È GIUNTO ALLA FINE?

Un’analisi dei trasferimenti anagrafici degli ultimi venti anni

di Mauro Baioni e Massimiliano Crisci

 

Dopo un trentennio di diffusione residenziale verso i comuni della prima e seconda cintura di Roma, la crisi economica globale del 2008 ha segnato un punto di svolta. Il calo dei valori immobiliari e degli affitti ha permesso a molte famiglie di nuova formazione di insediarsi ad una minore distanza dal centro cittadino rispetto a un tempo. La fine della tracimazione residenziale merita di essere osservata con attenzione, per le implicazioni sul presente e sul futuro della Capitale e dei territori circostanti, messi in forte tensione dall’intensità dei cambiamenti demografici. A questo scopo, nel testo sono offerti alcuni spunti che derivano dall’osservazione delle dinamiche dell’ultimo quindicennio in un cluster di comuni della Valle del Tevere che, all’inizio degli anni Duemila, era stato interessato in modo particolarmente accentuato dalla crescita di popolazione.

After thirty years of residential sprawl towards the municipalities of the first and second belt of Rome, the global economic crisis of 2008 marked a turning point. The decline in property values and rents allowed many newly formed families to settle at a shorter distance from the city center. The end of the residential overflow deserves to be observed carefully, due to the implications for the present and future of the Capital and its surrounding areas, put in great tension by the intensity of demographic changes. In this framework, the text offers some insights arising from the observation of the dynamics of the last fifteen years in a cluster of municipalities in the Tiber Valley where, at the beginning of the 2000s, the population growth was particularly intense

 

Mauro Baioni. Urbanista, dottore di ricerca in Politiche urbane e assegnista di ricerca presso l’Università degli studi Roma Tre, con cui collabora alla ricerca e alla didattica. Consulente di pubbliche amministrazioni e istituti di ricerca, responsabile di uffici di piano e progettista di piani urbanistici e territoriali alla scala metropolitana e provinciale comunale e attuativa. Dal 2013 al 2015 ha fatto parte dello staff dell’assessorato alla trasformazione urbana di Roma Capitale. Curatore e autore di libri e saggi in materia di pianificazione urbanistica. Per Quodlibet ha curato il Quaderno di U3 n. 16, Fare spazio alle attività culturali, 2018.

Massimiliano Crisci è primo ricercatore presso l’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali (CNR-IRPPS). E’ un demografo e si occupa soprattutto di migrazioni internazionali, migrazioni temporanee per lavoro e mobilità intra-urbana. Alcune pubblicazioni recenti: Canepari E., Crisci M. (eds.) Moving Around in Town. Practises, Pathways and Contexts of Intra-Urban Mobility from 1600 to the Present Day, Viella, 2019; Crisci M., Lucciarini S. (eds.), Governing Inequalities. Inclusion and Exclusion Processes in the Mediterranean Area, from National to City Levels, Aracne, 2019.

CIVITA

Civita, la città che resiste

 

di Serena Olcuire

Recensione del volume Civita. Senza aggettivi e senza altre specificazioni di Giovanni Attili (Quodlibet, 2020), che dalle caratteristiche eccezionali del borgo viterbese deflagra una moltitudine di riflessioni sull’abitare e pianificare i territori dell’Italia interna.

Review of the book Civita. Senza aggettivi e senza altre specificazioni (Civita. Without adjectives and without other specifications) by Giovanni Attili (Quodlibet, 2020), which draws from the exceptional characteristics of the Viterbese village a whole of reflections on inhabiting and planning the territories of inland Italy.

 

Serena Olcuire è assegnista di ricerca in Tecnica e Pianificazione Urbanistica al DICEA-Sapienza Università di Roma, dove ha conseguito il dottorato con una tesi sulle geografie urbane delle sex workers e le nuove forme di governo dello spazio pubblico. Fa parte della redazione della rivista scientifica “Tracce Urbane” e collabora con il Master Environmental Humanities (Università di Roma Tre), per il quale cura il modulo Territori marginali, e con l’Atelier Città (Iaph Italia), che affronta le infinite relazioni che legano genere e spazi urbani.

UN PASSO INDIETRO PER ANDARE AVANTI

Un passo indietro per andare avanti: le città e la periferia

 

di Rui Alves

La crisi sanitaria causata del Covid-19 presenta un’opportunità per potenziare modi di vita più eco-friendly, oltre a cambiare il modo di godere gli spazi urbani e di proiettarli. Ma, come in altre situazioni nel passato, le periferie non sono adeguate a ricevere le proposte attuali: proposte che possono ancora essere messe in discussione, in un’ottica di adattamento a tutti gli spazi urbanizzati, anche quelli meno dottate di funzioni, e non solo alle città già consolidate che stiamo cercando di migliorare costantemente. Un incentivo a fare viaggi come una seconda risorsa e non una parte essenziale del quotidiano, che può partire da una pianificazione urbana meno complessa e più completa.

The health crisis caused by Covid-19 presents an opportunity to enhance more eco-friendly ways of living, as well as to change the way urban spaces are enjoyed and projected. However, as in other situations in the past, suburbs are not adequate to receive the current proposals: proposals that can still be questioned with a view to adapting them to all urbanised spaces, even those with fewer functions, and not only to the established cities that we are constantly trying to improve. An incentive to make travel a second resource and not an essential part of everyday life, which can start with less complex and more comprehensive urban planning.

 

Rui Filipe Ferreira Alves è un architetto e ricercatore portoghese, laureato in Architettura alla Facoltà di Architettura di Porto (Faculdade de Arquitectura da Universidade do Porto – FAUP). Ha iniziato, ancora come studente, a lavorare con Rui Braz Afonso, tra gli altri, nel centro di ricerca/studi CEAU-MDT del FAUP, sviluppando diversi studi sui piccoli agglomerati urbani, sulla colonizzazione agricola e la conseguente trasformazione del paesaggio, oltre ad espandere la sua ricerca sugli effetti dell’auto nelle città e nelle società, proseguendo gli studi della sua tesi di laurea magistrale.

IL CARRETTO DEI GELATI

Un’introduzione all’urbanistica

 

di Anna Laura Palazzo

Il carretto dei Gelati è una riflessione densa e incalzante, a tratti ironica, su temi e accadimenti legati allo sviluppo delle città nell’arco di mezzo secolo, sui successi e fallimenti di un riformismo che ne ha permeato la dimensione pubblica, sui traguardi di modernità perseguiti di cui viviamo spesso inconsapevolmente affermazioni e sconfitte. I saggi contenuti nel libro affrontano un ampio spettro di questioni e argomenti, che chiamano in causa quadri interpretativi estesi e complessi. Nel loro insieme, essi interrogano fatti e opinioni spesso accantonati dalle agende urbane senza essere risolti e che andrebbero ripresi e indagati in profondità. Con una curiosità mai gravata da preconcetti o presupposti moraleggianti.                                                                            La morale della favola resta al lettore.

Il carretto dei Gelati provides a dense and sharp, at times ironic, reflection on urban development worldwide over half a century. It delves into successes and failures carried out by social reforms envisioning the city as a public realm, focusing on the gaps between expectations and results.The essays contained in the book deal with a broad array of issues and topics, calling for wider interpretative frameworks. Taken together, they question facts and opinions often set aside by urban agendas without being resolved, yet liable to be resumed for further investigation. With a curiosity far off any bias or moral intentions.                                                The moral of the story stays in the reader’s hands.

 

Anna Laura Palazzo, Professore ordinario di Urbanistica all’Università “Roma Tre” di Roma. Ph.D. in Pianificazione territoriale e urbana e Specialista in studio e restauro dei monumenti. Coordinatore del Dottorato in “Paesaggi della città contemporanea. Politiche, tecniche e studi visuali”. Coordinatore o ricercatore senior di ricerche MED, COST, Marie Curie, Erasmus + sui temi dello sviluppo regionale, rigenerazione urbana, pianificazione del paesaggio, governance urbana, patrimonio. Autrice di oltre 180 saggi, tra cui diversi volumi, numerosi articoli peer-reviewed e rapporti di ricerca internazionali.

IMPARARE LA CITTÀ

 

Per una rinascita dell’ urbanistica nel post-Covid: creare amore per la città come magia, miracolo, meraviglia e speranza

Di Pietro Garau

 

La “crisi dell’urbanistica”, da sempre lamentata dagli urbanisti, è soprattutto una crisi d’identità. Essa e’ infatti percepita dalla maggior parte dei cittadini come un’arida disciplina tecnica assai lontana dalle loro preoccupazioni quotidiane. Questo divario potrà essere colmato se gli urbanisti stessi saranno capaci di costruire assieme ad altri, e soprattutto alle generazioni dei più giovani, una nuova narrazione che sostituisca  alla  vulgata catastrofista del quotidiano urbano una visione positiva della città a partire dalle sue virtù ignorate: la citta’ come magia del quotidiano; la citta’ come miracolo di convivenza; la citta’ come macchina meravigliosa; e la città come speranza per la salvezza del pianeta. Creare “amore per la città” è una garanzia per costruire generazioni di cittadini migliori di quelli che li hanno preceduti; e per questo viene proposto che “La Città” divenga una materia d’insegnamento nella “nuova scuola pubblica” che dovrà nascere dalla dolorosa esperienza della pandemia.

The “urban planning crisis”, which has always been lamented by urban planners, is above all an identity crisis. In fact, urban planning  is perceived by most citizens as an arid technical discipline far removed from their daily concerns. This gap can be bridged if the planners themselves will be able to build together with others, and especially with the younger generations, a new narrative that replaces the catastrophic image of daily urban life with a positive vision of the city starting from its ignored virtues: the city as magic of the ordinary; the city as miracle of coexistence; the city as marvellous machine; and the city as ecological hope. Building “love for the city” can help us  build better generations of citizens than those who preceded them; and for this reason it is proposed that “The City” becomes a teaching subject in the new educational system that will have to be born from the painful experience of the pandemic.

 

Pietro Garau è un urbanista italiano che ha dedicato gran parte del proprio impegno professionale all’impiego della pianificazione urbanistica come strumento per l’eguaglianza sociale e lo sviluppo sostenibile. È stato coordinatore  di ricerca a UN-Habitat e co-chair di task forces internazionali per la realizzazione degli Obiettivi del Millennio ONU per lo Sviluppo Sostenibile e per la Conferenza ONU Habitat III. Ha insegnato politiche urbane a Sapienza Università di Roma. HA promosso la “Carta dello Spazio Pubblico” ed è attualmente impegnato nell’organizzazione della sesta Biennale dello Spazio Pubblico.

ROMA INTERROTTA

 

Roma interrotta e il clima dell’opinione

Di Anna Laura Palazzo

 

Tra i giudizi e pregiudizi che pesano sulla Città eterna vi è una compiaciuta insistenza su una caratteristica antropologica dei suoi abitanti, oziosi, indolenti, disincantati rispetto alle vicende che interessano la città e le sue trasformazioni.

Roma non ha conosciuto rivoluzioni, e la storiografia ha insistito notevolmente sul ruolo del clima dell’opinione nella mancata proattività della cittadinanza.

In questo contributo si sostiene che tale costante interpretativa, nello spiegare e quasi giustificare antropologicamente la volubilità degli intenti e l’incompiutezza dei programmi, costituisce un facile alibi per lo stigma di immobilità che pesa oggi più che mai sulla città.

Among the judgments and biases about the Eternal City, there is a complacent insistence on an anthropological feature of its inhabitants, idle, indolent, disillusioned with respect to all events affecting Rome and its transformations.

Rome has not known revolutions, and historiography has remarkably insisted on the role of the climate of opinion in the lack of proactive citizenship.

This contribution contends that such interpretation, persistent as it is in explaining and almost justifying unsteadiness of purposes, programs and undertakings, constitutes an easy excuse for the stigma of immobility that weighs more than ever on the city today.

 

Anna Laura Palazzo, professore ordinario di Urbanistica all’Università “Roma Tre” di Roma. Ph.D. in Pianificazione territoriale e urbana e Specialista in studio e restauro dei monumenti. Coordinatore del Dottorato in “Paesaggi della città contemporanea. Politiche, tecniche e studi visuali”. Coordinatore o ricercatore senior di ricerche MED, COST, Marie Curie, Erasmus + sui temi dello sviluppo regionale, rigenerazione urbana, pianificazione del paesaggio, governance urbana, patrimonio. Autrice di oltre 180 saggi, tra cui diversi volumi, numerosi articoli peer-reviewed e rapporti di ricerca internazionali.

COOPERAZIONE NEL MEDITERRANEO

 

Webinar “Science-Policy-Society interactions in ecosystem-based marine resources management and planning”

Di Romina D’Ascanio

 

Si è tenuto il 17 settembre un webinar introduttivo del corso “Science-Policy-Society interactions in ecosystem-based marine resources management and planning”, che si terrà nel mese di marzo 2021 presso la sede del CNR-ISMAR. Questo corso, rivolto a ricercatori e professionisti che svolgono la loro attività in ambiente marino, ricade all’interno delle attività del progetto Interreg MED Biodiversity Protection Community. Il progetto Interreg MED Biodiversity Protection Community (BPC), si articola in tre temi principali: 1. Protezione della biodiversità e sfide transfrontaliere, 2. Uso sostenibile delle risorse naturali e 3. Monitoraggio e gestione integrata degli ecosistemi. Il webinar è stato scandito in tre macro temi: (i) Introduction to Ecosystem-Based Management, (ii) Knowledge-based Maritime Spatial Planning for Sustainable blue growth e (iii) Science for complex socio-ecological systems.

 

Romina D’Ascanio, laureata in Architettura all’Università degli Studi di Chieti-Pescara e dottoranda in Urbanistica presso il Dipartimento di Architettura dell’Università Roma Tre. Ha svolto un Master Universitario in Gestione dello Sviluppo Locale nei Parchi e Aree Naturali presso l’Università di Teramo. È cultore della materia e assistente alla didattica in Politiche Urbane e Territoriali presso il Dipartimento di Architettura dell’Università di Roma Tre. I suoi principali campi di indagine riguardano la governance partecipativa, lo sviluppo locale e le politiche ambientali con particolare attenzione al paesaggio, alle infrastrutture verdi e ai territori fragili, come le aree periurbane, naturali e fluviali. È Segretario dell’Istituto Nazionale di Urbanistica – Sezione Lazio e fa parte della Segreteria Tecnica del Contratto di Fiume Tevere da Castel Giubileo alla foce.

THE CAR AS A CASTLE AMONGST CASTLES

The Car as a Castle amongst Castles and mobility after Covid-19

By Rui Alves

 

From my master’s thesis researching the effects of the car in cities and societies, the biggest learning point was the power of the individualization of people within the society and consequent disparity of direction, destiny and objective of their mobility and how this turned cities into “circulation paths”, having changed their use. The political and environmental ideals which used to favour this paradigm have changed though and have made it ‘harder to drive’, more expensive, trying to control pollution, favouring collective and/or light means of transport. The Covid-19 pandemic has changed these ideas – temporarily at least –, proving it isn’t healthy to travel ‘stuffed with dozens of others in a metal box’, and the car became, again, the ‘best tool for mobility’. The current mobility is unbearable though: how much can we learn from this situation, to be environmentally friendly while safe and healthy in our daily routines and travels? This pandemic may be an opportunity to adapt our cities and urban design to the individual needs of people within the collective that’s this globalized world.

 

Rui Filipe Ferreira Alves is a Portuguese architect and researcher, Master at the Porto Faculty of Architecture (Faculdade de Arquitectura da Universidade do Porto – FAUP). Recently he’s been working with the research/studies centre CEAU-MDT at FAUP, with Rui Braz Afonso and Nuno Bigotte, among others, on the development of several studies about small urban agglomerates and the agricultural colonization and consequent landscape transformation. He’s also been expanding his research on the effects of the car in cities and societies, continuing his masters degree dissertation thesis.

SLOW AQUILEIA

Un documento preliminare per una città che si confronta con l’emergenza Covid-19

Di Nicola Vazzoler

 

Il Comune di Aquileia propone un documento di adeguamento alle condizioni attuali e future dettate dalla pandemia da Covid-19. Seppur sia considerata un piccolo centro anche Aquileia sta subendo effetti negativi sugli spazi, sulle relazioni interpersonali e sul tessuto socio economico (attività produttive di ogni grado e operatori culturali legati al patrimonio Unesco). Il documento di indirizzo politico troverà strumenti utili di attuazione grazie alla sinergia con il mondo della ricerca e al confronto con gli stakeholder locali. “Slow Aquileia” intende trovare iniziative e progetti per la città, di breve e lungo periodo, per affrontare e superare la crisi partendo dalle potenzialità locali legate ad un approccio lento dell’abitare.

The Municipality of Aquileia proposes an adaptation document to current and future conditions due to Covid-19. Although Aquileia is a small town, it is still suffering negative effects on spaces, interpersonal relationships, economic activities and cultural operators. The policy document will find useful tools for implementation thanks to the synergy with the world of research and dialogue with local stakeholders. “Slow Aquileia” wants to find initiatives and projects for the city, in the short and long term, to tackle and overcome the crisis starting from the local potential linked to a slow approach to living.

 

Nicola Vazzoler, è architetto e Dottore di ricerca in studi urbani. Ha collaborato a diverse attività di ricerca e formazione presso le Università di Trieste, Università IUAV di Venezia e RomaTre tra cui; la ricerca “Cinquant’anni di standard urbanistici”; il PRIN “Territori post-metropolitani come forme urbane emergenti”; la ricerca H2020 “Open Heritage”. Ha collaborato, inoltre allo sviluppo del “Piano di assetto dell’area archeologica monumentale del Colosseo” (RomaTre) e al “Monitoraggio delle forme periferiche contemporanee a Roma” (DGAAP MiBACT). Ha collaborato con Planum, PPAN e U3.

FIGURE OUT

Di Magda Typiak

 

Questo lavoro è stato realizzato durante la residenza a Prato per il progetto “La Via Della Cina 2019”. Con entrambi i mezzi mi sono posta delle domande sull’essere umano, la sua visibilità e la sua identità all’interno del quartiere del Marcolotto Zero, ponendo l’accento sul contesto di produzione industriale, il contesto di illegalità, la sensazione di distacco dalle proprie radici e da un superamento delle differenze economiche.

Il titolo Figure out porta con sé due messaggi: dapprima l’atto di capire andando a interrogare e indagare le ragioni dei problemi e dei conflitti che possono essere percepiti in quel quartiere; segue il Figure-out, Figura – fuori, che evoca letteralmente il verificarsi dell’esclusione (en. out = escluso /esterno /senza).

La presenza e la visibilità dell’essere umano nel quartiere è molto forte.

Riesco a sentire le persone attorno a me, sento che sono presenze emotivamente e culturalmente molto forti, ma non riesco a conoscerle.

Sono esseri umani la cui identità sembra così decisa ed evidente ma non un sé totalmente invisibile. Mi piacerebbe incontrarne alcuni, ma non posso. Li guardo attraverso la macchina fotografica e dedico loro la mia attenzione e il mio sguardo, con delicatezza e rispetto. Questo è l’unico incontro che riusciamo ad avere, ma per me è comunque molto importante.

Queste sono le persone che ho di fronte: persone che non riescono a sfuggire dalla situazione in cui si trovano e probabilmente nemmeno dalla loro mentalità. Quindo chi sono? Non lo so, perchè forse non lo sanno nemmeno loro.

È una questione davvero fragile che voglio mostrare con il mio lavoro.

 

This work was carried out during the fellowship in Prato for the project “La Via Della Cina 2019”. By both media I asked myself questions about the human being, his visibility and his identity within the Marcolotto Zero district, focusing on the context of the industrial production, the context of illegality, the feeling of detachment from one’s roots and from overcoming economic differences.

The title “Figure out” holds two meanings: first the act of understanding by questioning and investigating the reasons for the problems and conflicts that can be perceived in that neighbourhood; then the ‘Figure-out’, ‘Figure – outside’, which literally evokes the occurrence of exclusion (en. out = excluded/external/without).

The presence and visibility of the human being in the neighbourhood is very strong.

I can feel the people around me, I feel that they are emotionally and culturally very strong presences, but I can’t get to know them.

They are human beings whose identity seems so strong and evident but not a totally invisible self. I’d like to meet some of them, but I can’t. I look at them through the camera and give them my attention and my gaze, with delicacy and respect. This is the only encounter we can have, but it is still very important to me.

These are the people I have in front of me: people who cannot escape from the situation they are in and probably not even from their mentality. So who are they? I don’t know, because maybe they don’t know either.

It’s a really fragile issue that I want to show with my work.

 

Magda Typiak si è laureata presso l’Accademia di Belle Arti di Danzica (Master of Arts) e presso la Facoltà di Belle Arti di Torun. Nel 2016 ha studiato presso il Dipartimento di Film e Fotografia dell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Le sue opere sono state esposte in mostre e festival in Polonia e ed altre città tra cui Berlino, Atene, Vienna e l’Istituto di Cultura Polacca a Minsk (Bielorussia). Nel 2015 ha preso parte al Festival “Under Construction” di Varsavia e nel 2016 il suo video le è valso il premio principale in un festival internazionale di arte studentesca presso la Wozownia Art Gallery di Torun.

I film, le fotografie e le installazioni che crea sono creazioni post-percettive. Nei suoi pezzi minimalisti (delicate decostruzioni di spazi) pone domande sull’identità, sia la sua, sia quella collettiva.